PREFAZIONE DELL'AUTORE
La storia che
vado a raccontare è la storia della famiglia Piavotto di Racconigi e narra di tutto
ciò che è accaduto dal 1873 (anno di nascita di Vittorina Mairano, poi moglie
di Nerio Piavotto) al 2010 (anno di morte di Gigliola Trioglio, nipote di Nerio
Piavotto).
Anche se i nomi
dei protagonisti sono nomi di fantasia, molti dei fatti e degli avvenimenti,
che qui in forma “romanzata” vengono raccontati, sono ispirati a fatti ed
avvenimenti realmente accaduti ed appartengono alla Storia di un famiglia che mia Madre conosceva molto
bene e che io pure, attraverso i suoi racconti, altrettanto posso dire di aver
conosciuto.
Coprono tutto il
XX secolo e narrano delle forti trasformazioni avvenute all’interno di quella
famiglia a seguito dell’andata in Africa, più esattamente in Somalia, di alcuni
suoi componenti.
Dopo gli anni
iniziali difficili, a cavallo del 1929, l’attività di coloni e produttori
agricoli portò, tra gli anni ’30 e ’40, quelle persone ad arricchirsi
notevolmente.
Alti guadagni
che proseguirono anche dopo la II Guerra Mondiale e che, in particolare, furono
assai ingenti tra il 1950 e il 1965.
Non tutti però
ebbero l’opportunità di godere di quelle ricchezze, perché il “denaro”, come
quasi sempre accade, crea in chi lo possiede arroganza e potere, e induce a
compromessi, affari poco onesti e di conseguenza rapporti complicati e
difficili, anche tra gli stessi componenti della propria famiglia.
In questo
romanzo desidero raccontare alcune delle spregevoli cose che sono accadute, con
fatti anche drammatici e tristi, che hanno poi consumato nell’ “anima” alcune
persone di quella famiglia, che ad altre hanno fatto del male, e che
hanno lasciato tutti con un grande “amaro in bocca”, per come poi le cose alla
fine si sarebbero concluse.
Naturalmente a
pagare per quegli inganni e per quelle ingiustizie furono le persone più buone
ed oneste, ma nessuno alla fine, a mio parere, ne uscì vincitore.
Io stesso ho
potuto trascorrere un breve periodo in Somalia e vivere dall’interno
un‘esperienza africana. Posso dire che l’Africa, quella parte di Africa così
equatoriale come la Somalia, quando la respiri e la vivi, ti inietta nelle vene
e nel cuore qualcosa di misterioso e di
affascinante, qualcosa che rimarrà per sempre nel tuo DNA e che ti farà sempre desiderare di poterci tornare… lo
chiamano il “Mal d’Africa”… qualcosa che va oltre un sentimento od una emozione,
qualcosa che non riesci a spiegare!
E’ per questo motivo che, mentre lo stavo scrivendo, ho
desiderato chiamare questo mio lavoro “Mal d’Africa” ma poi, come tutti gli amori,
che ti fanno star bene e che al tempo stesso ti fanno pure star male,
considerato i guai che sono accaduti a quella famiglia, che di fatto sono stati
legati all’Africa, anche l’Africa, indirettamente purtroppo!. mi ha fatto star
male ed allora invece di “Mal d’Africa”.. “Male d’Africa” ovvero “Mal(e)
d’Africa”
Dedico questo mio
lavoro al ricordo di mia Mamma, che fu una delle persone che maggiormente riuscirono
a vedere il “male” che in quella famiglia si era
annidato, producendo solo sofferenze e delusioni.. e tanta amarezza nel ”cuore”!
Bernardino Maria Serenari
14 agosto 2014