I PROTAGONISTI DI "MAL(e) D'AFRICA"



GIGLIOLA TRIOGLIO

Gigliola è sicuramente il personaggio su cui ruota tutto il Romanzo.
E' un componente della famiglia Piavotto, figlia di "Verin" Piavotto.
Sicuramente è il protagonista più positivo di tutta la storia raccontata: una donna intelligente, carica di dignità, di coraggio, di valori umani e morali. Una donna da prendere come esempio, una donna che insegna tanto anche al lettore.
Apparentemente nella storia raccontata appare come una persona "sconfitta", ma se il lettore cerca di immedesimarsi in lei, scoprirà che Gigliola ne esce vittoriosa, a testa alta!
In risalto è la sua grande dignità!... come figlia, come moglie, come madre e soprattutto come Donna.

COSTANTINO PIAVOTTO detto "CETI"


"Ceti" Piavotto nel 1929 aveva 17 anni.
Il vero "Ceti", che ovviamente nella realtà portava un altro nome, era un ragazzo bellissimo (ricordava molto Rodolfo Valentino).
Partì nel '30 per l'Africa ed andò a raggiungere i fratelli Amelio e Tonio, che si apprestavano a trasformare le coltivazioni di Cotone in coltivazioni di Banano.
La sua breve vita ne fa sicuramente il personaggio più dolce e più tenero del Romanzo "Mal(e) d'Africa", in una atmosfera decisamente "romantica". 
Struggente per il Lettore la descrizione degli ultimi giorni della sua vita. 




SAURO MESSIERI - marito di Gigliola Trioglio



Sauro Messieri diventa nel 1946 il marito di Gigliola.
Un uomo pieno di "pensiero" e di "filosofia", un marito innamorato della moglie e dei suoi tre figli, ma negato negli affari.
Persone disoneste lo coinvolgono in grossi guai economici, che alla fine degli anni '50 portano la sua famiglia a non avere neppure un pezzo di pane da mettere in tavola. 
Il grande cuore del suocero Nadu gli consente di tamponare in parte i debiti, ma i dolorosi avvenimenti del '56 e del '57 in casa Trioglio, con la morte uno dopo l'altro di Verin e di Nadu, rendono drammatica la situazione per lui e per Gigliola.
Gli zii ricchi Piavotto potrebbero allungare una mano, ma in realtà non muovono neppure un dito, anzi additano Sauro come un "delinquente" ed istigano Gigliola alla separazione.
Il personaggio Sauro è descritto in "Mal(e) d'Africa" come una persona assolutamente onesta e profonda e nel Capitolo 38 l'Autore descrive la sua "intima" e "privata" morte nel 1984, con delicatezza e poesia, con quella purezza dell'Anima che lo aveva caratterizzato.



VITTORINA PIAVOTTO in Trioglio detta "Verin"



"Verin" Piavotto è la prima dei sette fratelli Piavotto. Estremamente buona è considerata la più saggia di tutta la Famiglia.
Nel 1926 il marito Leonardo, detto "Nadu", abbastanza benestante (possiede una grande azienda agricola nelle Langhe) finanzia la partenza dei cognati Piavotto per l'Africa, prestando loro una grossa cifra di denaro (900mila Lire dell'epoca!). 
Verin, con la sua saggezza, dubita che l'andata in Africa dei suoi fratelli possa portare ricchezza e presagisce che quell'avventura sarà portatrice di sventure.
Verin è la mamma di Gigliola, il personaggio di "Mal(e) d'Africa" intorno al quale ruota l'intero Romanzo. Il rapporto tra loro è molto forte e il Capitolo 23, dedicato alla malattia e alla morte di Verin, lo mette molto in evidenza, creando al Lettore una particolare emozione!


LEONARDO TRIOGLIO detto "Nadu" marito di "Verin" e padre di Gigliola


Leonardo Trioglio, detto "Nadu", sposò nel 1919 Vittorina Piavotto e nel 1926 finanziò i cognati Amelio ed Antonio Piavotto nell'impresa di andare in Somalia ad impiantare un'Azienda per la produzione di cotone.
E' il padre di Gigliola e di Vico, che nel 1950 andrà pure lui in Somalia a lavorare assieme allo zio Tonio.
In "Mal(e) d'Africa" il personaggio di Nadu è assolutamente positivo: un uomo estremamente buono, dolce, sensibile e fortemente legato alla famiglia e alla figlia Gigliola. 
Gigliola ha un particolare attaccamento a papà Nadu, e quando egli si ammala e muore nel '57 per lei è un momento drammatico della sua vita.
Il Capitolo 25 del Romanzo narra con passione questo momento della vita di Gigliola e forse è il punto del Romanzo più commovente.
Il Capitolo 25 termina con una drammatica, tristissima e straziante lettera che Gigliola invia al fratello Vico in Somalia, subito dopo avere svolto il Funerale del loro padre, al quale Vico non ha potuto essere presente.


ANTONIO PIAVOTTO detto "Tonio"


Tonio Piavotto e suo fratello maggiore Amelio partono nel '26 per la Somalia. Nel '30 li raggiunge Ceti, il fratellino minore di soli 18 anni.
Ceti morirà l'anno dopo e Amelio nel '44.
Tonio rimane il solo a portare avanti l'Azienda e a guadagnare tantissimo tra gli anni '50 e '60.
Sposa la nipote del ricco Commendator Pittarello e riuscirà a diventare poi il suo principale erede.
Nel 1977 la prematura morte della adorata figlia Vera gli aggrava la situazione del suo cuore già malato e solo dopo un anno pure lui muore per infarto, mentre si trova solo come un "cane" nella sua casa in Somalia.
In "Mal(e) d'Africa" appare come il personaggio del Romanzo più negativo, affiancato dalla sorella Elisa, in contrapposizione a sua nipote Gigliola, che risulta il personaggio più positivo.
Tuttavia l'Autore riesce a scovare, con grande finezza descrittiva, un minimo di "umanità" in Tonio nel Capitolo 36, quando distrutto dalla morte della figlia, capisce di averne la responsabilità morale e quando, a seguito di crisi cardiache, si rende conto che la sua vita è finita e prega il giovane fratello "Ceti" morto da oltre qurant'anni, di aiutarlo.

AMELIO PIAVOTTO


Amelio Piavotto era secondogenito nella famiglia Piavotto.
Partì con il fratello Tonio per la Somalia nel 1926, poi dopo la morte del fratello Ceti fu eletto Presidente della Società che si occupava in Italia di fare da tramite tra il Governo e i produttori in Somalia di banane.
Morì a causa di un male incurabile durante la guerra, nel 1944, a soli quarantacinque anni di età.
Nel Romanzo "Mal(e) d'Africa" Amelio è un personaggio molto positivo: onesto, buono d'animo, molto rispettoso della sua famiglia.
Particolarmente legato alla sorella minore Elisa, l'asseconda e l'aiuta nel farle frequentare l'Università a Torino.
Amante della montagna, è il tramite per trasformare Elisa in una brava escursionista del Cervino (Elisa scalerà il Cervino insieme alla guida alpina Carrel) e indirettamente per inserirla in quel mondo aristocratico e nobile che all'epoca frequentava Cervinia.
Se avesse potuto continuare a seguire le Aziende in Somalia, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, da come invece andarono con Tonio, rimasto fino al 1978 l'unico della famiglia Piavotto ad occuparsene.





VERA PIAVOTTO

Vera Piavotto, nata nel 1941, era la figlia primogenita di Tonio e Mariella Della Casa.
Aveva dalla sua la bellezza e il fatto di essere figlia di benestanti, ma il destino fu crudele con lei.
Ebbe una vita "vuota", senza ideali, senza impegni, senza valori... piena solo di soldi, che il ricco padre le passava. Si diede alla "Dolce Vita" Felliniana e all'uso spropositato di alcol.
Morì in circostanze poco chiare e drammatiche a soli 36 anni.



MANUELA PIAVOTTO

Manuela Piavotto, nata nel 1952, fu la seconda figlia di Tonio e Mariella Della Casa.
La sua nascita fu la causa della separazione tra i suoi genitori.
(si rimanda alla lettura del Romanzo per scoprirne il motivo!).
Sposò nel 1980 Stefano, un bel ragazzo, che aveva messo gli occhi sul grande capitale che lei deteneva.
Manuela infatti aveva ereditato poco prima tutto quello che era di sua sorella Vera, poi del ricco padre Tonio e della mamma Mariella.
Finirà col perdere il marito, la figlia fuggita con lui e tutti i suoi capitali.
Il personaggio Manuela in "Mal(e) d'Africa" è vittima da un lato di un destino avverso, ma è pure colpevole per la sua ambiguità e per la sua poca personalità.
Molto "romantico" comunque appare il passaggio del Romanzo, quando Manuela deve comunicare al padre malato in Somalia la morte della sorella Vera.



PINO MESSIERI, figlio di Gigliola 


Pino è uno dei tre figli di Gigliola Trioglio e Sauro Messieri.
Si nota dal racconto del Romanzo "Mal(e) d'Africa" come Pino risulti essere il più vicino alla mamma Gigliola. Sarà poi lui ad assisterla negli ultimi giorni della sua vita e a raccogliere dalla mamma le sue riflessioni e i suoi ricordi sulla Famiglia Piavotto.
Pino fu anche molto presente ed impegnato durante il Processo Penale e poi la Causa Civile, che mamma Gigliola aveva ottenuto dal Tribunale di Torino, contro l'autore di un Testamento falso di Elisa Piavotto, che di fatto sottraeva a lei e agli altri eredi legittimi l'immenso capitale che Elisa aveva al momento della sua morte nel 1997.
Pino nel 1975 andò in vacanza in Somalia, ospite dello zio Vico, e nel Capitolo 34 di "Mal(e) d'Africa" si racconta delle vicissitudini che accaddero, con il rischio per Pino di morire, quasi si avverassero le previsioni di nonna Verin!
Molto dolce e molto romantico è il comportamento di Nino, narrato nell'ultima pagina del Romanzo, in occasione del funerale di mamma Gigliola.




Il Commedatore FAUSTO PITTARELLO






Fausto Pittarello era un ricco imprenditore torinese, molto legato al Partito Fascista e amico di Cesare Maria De Vecchi, Governatore di Mogadiscio. Conobbe in maniera quasi casuale i fratelli Piavotto e li convinse ad associarsi a lui per creare una Società che in Somalia avrebbe prodotto cotone.
Sua nipote Mariella Della Casa, orfana di madre e sua erede designata, sposerà Tonio Piavotto ed avrà due figlie. Ma dopo la separazione tra Tonio e Mariella, il Commendator Pittarello farà un Testamento che designerà erede principale delle sue grandi ricchezze Antonio Piavotto.
Nel Romanzo "Mal(e) d'Africa" egli è descritto come un affarista e un arrivista, anche se traspare una sua sensibilità e umanità. Comunque un personaggio sotto certi aspetti ambiguo, ma che al Lettore appare quasi simpatico.



LODOVICO TRIOGLIO detto "Vico"



Lodovico Trioglio detto "Vico" è figlio di Nadu Trioglio e Verin Piavotto, e fratello di Gigliola.
Notevole è la sua somiglianza fisica allo zio Ceti Piavotto, deceduto a 19 anni, quando lui era bambino.
Il personaggio di Vico nel Romanzo "Mal(e) d'Africa" è particolarmente in contrapposizione alla sorella Gigliola. Lei ha un carattere molto forte e lui appare più debole e semplice, caratteristiche che lo fanno succube al prepotente zio Tonio, negli anni che Vico trascorre in Somalia a lavorare nell'Azienda Agricola Piavotto.
Risalta comunque il grande amore di Gigliola per lui e pertanto la sofferenza che lei prova negli anni in cui i due fratelli non si comunicano e non si comprendono.
Particolarmente forte ed emozionante la struggente lettera che Gigliola inviò al fratello Vico, che in quel momento si trovava in Somalia, dopo il funerale del loro padre Nadu, a cui Vico non aveva potuto partecipare.



ELISA PIAVOTTO

Elisa Piavotto è l'ultima dei sette figli di Vittorina e Nerio. La più piccola, la più viziata. Quando lei è poco più che adolescente, in casa Piavotto iniziano ad arrivare soldi dalla Somalia. Il fratello maggiore Amelio si prende cura di lei e la mantiene a Torino, dove lei frequenta l'Università.
La porta a Cervinia e le trasmette un grande amore per la montagna. Elisa scalerà il Cervino con l'amico Carrel. A Cervinia conosce varie persone dell'alta aristocrazia torinese e questo fatto la condiziona al punto che Elisa avrà come principale obiettivo quello di arrivare ad essere una di loro. 
Fortemente attaccata al denaro e al lusso quando si sposa con il cardiologo Gianni Bulléra acquista un lussuosissimo appartamento nella zona più residenziale di Torino e riuscirà persino ad organizzare un ricevimento in casa sua per Jaqueline Kennedy, all'epoca First Lady d'America.
Gestisce con il fratello Tonio l'immenso capitale accumulato e diventa schiava del denaro.
Malgrado i forti contrasti con la nipote Gigliola, quest'ultima non riuscirà mai ad "odiarla" del tutto e negli ultimi anni di vita si riconcilia con lei, divenendo l'erede designata di tanta ricchezza.
Ma alla morte di Elisa spunterà un Testamento che lascierà tutto al marito Gianni. Si scoprirà poi essere falso e dopo dieci anni di Causa in Tribunale giustizia verrà fatta, ma nel frattempo tutto il capitale di Elisa sarà scomparso.



MARIELLA DELLA CASA

Mariella Della Casa è la nipote del Commendator Fausto Pittarello, ricco impresario torinese, con il quale nel 1926 i fratelli Amelio e Tonio Piavotto si associano per creare una impresa di produzione agricola in Somalia.
Mariella nel 1937 sposa Tonio Piavotto. Nel 1941 nasce la loro figlia Vera e nel '52 Manuela.
Dopo la nascita di Manuela i coniugi Piavotto si separano legalmente e le figlie vengono assegnate dal Tribunale a Tonio.
Mariella diverrà l'amante del titolare di un Night-club a Torino.
Alla morte dello zio Fausto, con testamento, la maggior parte dei suoi beni e capitali andrà a Tonio, suo ex-marito.
In "Mal(e) d'Africa" la figura di Mariella è descritta come una donna frivola e capricciosa, leggera e debole. Si lascia facilmente andare nel bere e nel tradire il marito Tonio.
Personaggio negativo, in parte responsabile del dramma che accadrà alla figlia maggiore Vera e della dissoluzione della figlia minore Manuela.
Tuttavia anche nei suoi confronti, l'Autore con fine tatto riesce a trovare un attimo di profonda umanità, nel Capitolo 35 dedicato al dramma ed alla morte prematura di sua figlia Vera.




LUISA  PIAVOTTO

Luisa Piavotto nel Romanzo "Mal(e) d'Africa" è rappresentata come un personaggio secondario, come "spalla" alla sorella Elisa.
Indubbiamente lei non aveva ne la grinta, ne la durezza caratteriale della sorella, più giovane di lei di sedici anni, e probabilmente nell'animo era più dolce e più buona, ma la sua debolezza la rende completamente succube ad Elisa, e di conseguenza corresponsabile e complice di tanti torti e ingiustizie commessi ai danni delle sorelle e dei nipoti.
Donna comunque colta e intelligente seppe distinguersi nell'Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes)



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